Matteo Romano: “Il mercato discografico è pronto a spremerti”

È uscito da poco il primo ep di Matteo Romano “Finta nostalgia”. Il giovane cantautore, classe 2002, si fece conoscere prima attraverso Sanremo Giovani e poi con la partecipazione al Festival di Sanremo 2022 con il brano “Virale” con cui si classificò undicesimo. Da quell’esperienza a oggi sono passati due anni, un’eternità per i tempi del mercato discografico di oggi. Matteo ha voluto prendere del tempo per ritrovare se stesso e per scrivere canzoni in cui credere. E c’è riuscito, andando in controtendenza ai meccanismi e alle dinamiche della produzione costante e ossessiva della musica di oggi. “Questo lavoro arriva in un momento in cui mi sento chiarito come artista – spiega - è una dichiarazione di intenti. È un modo per dire: io in questi tre anni di carriera sono stato così. C’è stato un percorso di crescita, testimoniato anche dall’aggiunta di brani nuovi. Sono in una fase di forte ispirazione in cui sento che sta per iniziare una nuova era. In questo progetto c’è un'ambivalenza: chiudo il cerchio con il passato e apro una finestra sul futuro. Ora infatti sto vivendo un nuovo momento di entusiasmo, di stimoli e voglia di mettermi in gioco”.
“Finta nostalgia” è una fotografia nitida. Composto da 9 tracce, tra inediti da scoprire e canzoni già note e amate dai fan come il brano che l’ha presentato al pubblico “Concedimi” (doppio disco di Platino), “Virale” (disco di Platino), la collaborazione con Luigi Strangis in “Tulipani Blu”, “Casa di Specchi” e la più recente “Assurdo”, “Finta nostalgia” racchiude l’anima di un giovane cantautore che giorno per giorno conosce sempre più se stesso e ciò che lo circonda, tra forti emozioni e relazioni con le persone che, in positivo o in negativo, innegabilmente lasciano il segno. “In questo ep volevo ci fosse Matteo a 360° - prosegue – c’è il mio lato più profondo perché sono un ‘pesantone’ (sorride, ndr), ma anche quello più giocoso perché alla fine sono un ragazzo giovane che ama anche divertirsi. La verità è che non mi sento una sola cosa. Sono in viaggio: tra una, due settimane, sarò ancora diverso. ‘Finta nostalgia’ significa questo, non sono più quello del passato, ma non rinnego nulla, ho vissuto situazioni diverse e sono cresciuto, raccontandomi anche attraverso la musica. Per fotografare i miei due poli, quello di ieri e quello di oggi, come canzoni sceglierei ‘Virale’ e proprio ‘Finta nostalgia’, sono due facce della stessa medaglia che fotografano il mio percorso”.
Oggi “prendersi del tempo” per fare arte sembra una chimera, ma è sempre più necessario. “Sì, l’attenzione al tempo è importante, ma è soprattutto l’attenzione alla qualità della musica il fulcro – sottolinea – mi è capitato di arrabbiarmi davvero tanto su questa questione: a volte sembra che l’industria musicale non si accorga che serve tempo per fare le cose fatte bene. Io non credo che si debba scrivere tutti i giorni per arrivare alla massima espressione artistica, credo più nel metabolizzare. Per me ci sono tanti artisti di nuova generazione che stanno dando nuovamente importanza a questi aspetti. Io dopo il Festival di Sanremo mi ero proprio detto: non voglio far uscire qualche cosa di cui non sono convinto. Ma ero in un frullatore: il me del tempo ripeteva di pubblicare, pubblicare, pubblicare. C’era prima il desiderio di pubblicare che quello di esprimermi. È questo che mi ha mandato in crush”.
Oggi Matteo ha trovato un nuovo equilibrio, ma nel percorso un peso sostanziale lo hanno avuto le persone intorno a lui. “Il mercato discografico è pronto a spremerti, vuole tirare fuori il massimo da te per guadagnare, non è importante la qualità della musica – conclude Romano – sono stato fortunato, sono stato circondato da tanti che mi hanno aiutato. Io ovviamente oggi non sono fuori dal mercato (è sempre sotto Universal, ndr), sono dentro, ma con la giusta consapevolezza. L’ep arriva proprio per farmi conoscere, nel momento giusto. Nei periodi in cui si è fagocitati dal ‘pubblica, pubblica’ senza davvero avere qualche cosa da dire, è fondamentale avere le giuste persone a fianco. Lo sono stati i miei manager (prima Paolo D’Alessandro e poi Giacomo Sabatino, quest'ultimo anche manager di Alessandra Amoroso, ndr) quando mi hanno consigliato di prendermi degli spazi e anche i miei genitori quando quasi mi obbligarono a non mollare l’università, tenendo i piedi per terra”.